IL MATERIALE DEL CRIMSON CIRCLE

La Serie del Kharisma 

SHOUD 4: “KHARISMA  4” – con ADAMUS, canalizzato Geoffrey Hoppe

Presentato al Crimson Circle il 6 dicembre 2014

www.crimsoncircle.com

Traduzione di Gioia Villa

 

Io Sono quello che Sono, Adamus di St. Germain.

Benvenuti, cari amici. La vita è bella. La vita è bella. Ah, per questo facciamo un respiro profondo.

La vita è bella ed è semplice. È proprio così. Proprio così. Oggi parleremo del perché a volte sembra difficile, del perché a volte voi la rendete più difficile, ma in realtà è molto semplice.

Vi chiederò di sentirlo dentro di voi tra un attimo. La vita è semplice.

Oh, potete fornirmi migliaia di ragioni per cui non lo è. Potete raccontarmi del vostro passato. Potete condividere con me le vostre preoccupazioni sul futuro, ma è semplice. È proprio semplice.

La domanda per voi è: riuscite a gestirla? Prima di rispondere voglio che sentiate davvero dentro di voi. Riuscite a gestire una vita semplice e abbondante e libera e diversa? Riuscite a gestirla? (qualcuno sussurra “Sì”)

Voi dite di sì, ma l’evidenza mi prova il contrario. (risate) Così per dire.  (Adamus ridacchia)

In prima fila manca qualcuno? (alcune sedie sono vuote) Li hanno informati… Linda, li ha spaventati tu? Nessuno in prima fila… (qualcuno viene a sedersi in prima fila) Grazie. Io non mordo. Io sputo. (risate) Emetto fuoco dal naso ma non mordo. Qualcun altro? La prima fila, la prima fila. Grazie. Sì. Eh, non qui con le tue orecchie… (qualcuno indossa corna da renna che potrebbero rendere difficile l’uso della telecamera)

LINDA: Spostati di un posto.

ADAMUS: Uno più in là. (Adamus ridacchia)

LINDA: Grazie. Grazie.

ADAMUS: Sì. Ci sono ragioni tecniche. (risate) La vita è semplice, ma dovete essere consapevoli. Sì. (si accomoda su una delle seggiole) Questa è per me. Sì. (qualcuno ride) Oh!

LINDA: No, no. (qualcun altro si è seduto al suo posto)

ADAMUS: Mi dispiace. Credo che sia tuo. Grazie. A causa della tua acconciatura ‘cornosa’, tu non puoi sederti qui.

La vita è semplice ed è bella ed è dove andremo. Ecco dove andremo.

Suona molto bene. Voi dite, “Oh sì! Ecco cosa voglio.” Per poterci arrivare dobbiamo mollare alcune cose. Dobbiamo avere una visione – una visione! – In cui la vita è semplice ed è già così. Non dobbiamo cadere nella gravità molto densa della coscienza di massa. In realtà è facile ma all’inizio è scomodo.

Benvenuti a tutti coloro che ascoltano on-line. Non vi piacciono le vacanze? Non vi piace la bellezza delle vacanze? Se potessimo avere una bella visione dell’area del palcoscenico. (si rivolge al cameraman)  Oh Linda, resta pure seduta lì. Tu fai parte della bellezza naturale. Sì.

LINDA: Oh, oggi hai conquistato il mio cuore. Ohhh. (qualche applauso)

ADAMUS: Oh, io amo le vacanze. Le ho sempre amate. Tendo a stare più intorno a voi non solo agli Shouds, ma proprio a voi. Tendo a restare più in giro durante le vacanze perché siete un po’ più leggeri, un po’ più semplici. Le vacanze, un momento – ora come ora è l’unico momento – in cui gli umani credono un po’ alla magia. Credono che accada qualcosa di speciale. Guardano film per le vacanze tristi e che fanno piangere – qualcuno li definirebbe scadenti. Io amo stare seduto con voi quando guardate “La Vita è Meravigliosa.” Sì, sì. Voi, io, i pop-corn, i vostri fazzoletti, la mia sciarpa e molte lacrime. (qualcuno ridacchia)

Io amo le vacanze perché molto spesso vi ricordano il passato quando su questo pianeta le cose erano un po’ più magiche. Ora molta di quella magia è sparita. È un’era mentale.

Voi potete… per favore, mettiti comoda (invita Linda a risedersi) e… Sandra, devo ricordartelo ogni volta. (Adamus ridacchia) Caffè con panna, niente latte di capra. (qualche risata)

È magica questa fine dell’anno. Forse è perché durante l’anno avete lavorato davvero sodo, vi siete stressati, avete dubitato e avete passato ore e ore estenuanti a fare un lavoro che non vi piace neppure o a stare con i parenti – beh, durante le vacanze dovete fare anche quello – ma è il periodo proprio magico dell’anno in cui abbassate un po’ la guardia. I bambini e anche qualche adulto credono a Babbo Natale. Voi credete alle cose magiche che accadono. Voi credete ai miracoli. I miracoli.

Ah, prima sono entrato in quello che considerate un povero in piedi all’angolo della strada e aveva in mano un biglietto, sì, e il biglietto diceva, “Ho solo  bisogno di un miracolo.” Non diceva, “Ho solo bisogno di soldi.” Tanto per iniziare. Diceva, “Ho bisogno di un miracolo.” E sapete una cosa? I miracoli avvengono. I miracoli non hanno una causa angelica né sono dello Spirito o altro. I miracoli sono solo le cose che la mente non capisce. Voi non capite com’è accaduto e non importa. Non importa che dobbiate sapere i dettagli di come qualcosa o qualcuno è entrato nella vostra vita.

Un miracolo avviene quando siete disposti a uscire dai vecchi limiti, quando siete disposti a uscire dalla vostra mente, quando siete disposti a uscire dal personaggio, quello con cui v’identificate molto. Di colpo i miracoli accadono perché siete più disponibili per le energie che vi stavano solo aspettando. Aspettavano solo voi. È tutto qui.

Ecco perché dico che è facile. Io uso il termine “Kasama”, che qualcuno tradurrebbe con la parola “Kismet”, che significa destino, ma non il solo destino lineare. Kasama è il destino dell’anima. Ne abbiamo parlato di recente nel Keahak. Il destino del… (Sandra gli porta il caffè) Davvero? Un bicchiere di carta per il tuo comandante?! Un bicchiere di carta – plastica. Per favore! Per favore.

EDITH: Oh fratello! Fattene una ragione! (risate)

ADAMUS: No. Ti racconterò una storia, Edith. Ti racconterò una storia. Per favore (a Sandra), almeno di ceramica. Preferirei il cristallo. Sì. (Adamus ridacchia) Ti racconterò una storia, cara Edith. In parte l’hai già sentita da Cauldre (durante l’introduzione), ma è molto vero.

La barca attraccata al molo sul Nilo non mi risuonava. Ora, tutti noi 70 avremmo potuto restare seduti lì a sopportare il rumore e la scomodità ma perché? Perché? È stato semplice come dire, “Sposta la barca.” È davvero semplice – “Sposta la barca.”

“Il caffè nella tazza di ceramica.” “Io Sono quello che Sono.” “La vita abbondante.” Perché no?

Perché, Edith, che ha parlato e ora si becca l’impatto delle mie energie. Perché mai, Edith, tolleri qualcosa meno del meglio per Edith? Perché? Avremo bisogno del microfono. Vediamo di non temporeggiare qui. Mi serve il mio caffè e il microfono. Stai pronta alla lavagna. Un microfono. Sì. Per favore, per favore non correte tutti qui ad aiutarmi.

LINDA: Per l’amore del cielo!

ADAMUS: Allora Edith, perché mai hai tollerato di tutto… vieni qui, Edith, se ti va. Prendi la sedia.

LINDA: Ohhh, ohhh!

ADAMUS: Ohhhhh!

LINDA: Ohhhh!

EDITH: Edith, la rock star del mondo. Ora tra Shaumbra c’è qualcosa noto come “Il Fattore Edith”! (risate)

LINDA: Ohhhh!

ADAMUS: Per favore, siediti. Non devi restare in piedi. Siediti.

EDITH: Davvero?

ADAMUS: Vedi?! Al punto.

EDITH: Va bene! Va bene! (lei si siede al suo posto)

ADAMUS: Offerta…

EDITH: Non so se posso salire qui.

ADAMUS: Il posto del re e lei dice, “Davvero?” Ora, Edith…

LINDA: Geoff, è una tortura!

ADAMUS: Edith, perché nella tua vita dovresti accontentarti di qualcosa di meno del meglio? Perché ti sei accontentata per meno del meglio?

EDITH: È una domanda eccellente.

ADAMUS: Lo so. L’ho fatta io.

EDITH: Vorrei conoscere la risposta.

ADAMUS: Ohh. Oww!

LINDA: Ohhhhh! (mugolii e commenti dal pubblico)

ADAMUS: Ohhh! Lo so, ma c’ero così vicino.

LINDA: Edith!

ADAMUS: Sei al limite del…

Edith, lo sai, questo è il problema. Tu lo sai, ma ti rifiuti di vederlo. Tu non hai la visione. Beh, se hai la visione è la visione di Edith.

LINDA: Ohhh!

ADAMUS: Sposta la barca. (Adamus ridacchia) Non m’interessa. A me non interessa e neppure a te. Perché ogni mese vieni a questi incontri?

EDITH: Perché mi piacciono. Mi divertono. Io ci credo.

ADAMUS: Sì.

EDITH: Io credo nell’illuminazione, nella consapevolezza.

ADAMUS: Bene.

EDITH: La piena coscienza del corpo.

ADAMUS: Sì e tutto il resto.

EDITH: Sì.

ADAMUS: È tutto fuori. La prossima volta che parliamo così, io voglio Edith. La voglio incarnata in Edith.

EDITH: Pensavo che fosse così.

LINDA: Ohh!

ADAMUS: Non la Edith con cui ho parlato prima! Non la Edith che accetta qualsiasi cosa meno del meglio per se stessa e per la sua vita. E per tutti voi, in tutti voi c’è un po’ di Edith. (Adamus ridacchia) E tutti voi avete quel “permettere qualcosa di meno del meglio”. Perché? Perché? Beh, oggi ne parleremo. È lo scenario perfetto.

Permettere meno del meglio – il denaro, la salute, le relazioni, i figli – dovremmo proseguire o cogliete il punto? Niente di meno del meglio.

EDITH: Io colgo il punto, ma vorrei avere una soluzione.

LINDA: Mmmmm.

EDITH: Beh, non vorrai mentirmi, vero?

ADAMUS: Beh…

LINDA: Io lo farei!

ADAMUS: … in un certo senso… (molte risate)

EDITH: Tu hai ragione, Linda.

ADAMUS: Ciò porta a galla la domanda… me l’hai messa dritta in mano. Ciò fa affiorare la domanda: che cos’è una bugia? Cos’è la bugia? Tu dici che non vuoi mentirmi. Io penso che tu stia mentendo a me, ma soprattutto stai mentendo a te stessa.

Quando dici che non lo sai… scusa, Crash. Quando dici che non lo sai, tu menti quando dici che non vuoi mentire a me perché tu stai mentendo. Tu menti non permettendoti di essere chi sei davvero. È così facile. È così semplice, ma qualcosa impedisce di esserlo. Tu mi hai dato il permesso di essere brutale con te, se necessario e amorevole quando serve. Tu mi hai dato il permesso di sottolineare dove tu non riesci a vedere, dove tu ti sei chiusa del tutto. Quando tu racconti a te stessa e al pubblico di tutto il mondo – se guardi dritto verso la lucetta rossa sulla telecamera, il mondo ti sta osservando – ti stai dando il permesso che io esponga la bugia e la bugia è “Non lo so.” Tu lo sai e questa per te sarà la cosa più difficile da superare e anche la cosa più bella ed è molto semplice.

Per favore, mia cara, per favore. Potresti dire che tutto si riduce a un problema d’indegnità ma è davvero una questione di visione, la visione per Edith e la visione è bere il caffè in una tazza di porcellana. È una cosa piccola, Edith, ma di grande valore. (Adamus sorseggia il suo caffè) Ahhh! (qualcuno ride) È il caffè sensuale di cui non puoi fare esperienza con un bicchiere di carta, ma solo di porcellana.

È lo “Sposta la barca” senza preoccuparsene. Si dà un ordine, non ci si preoccupa. Quando ho detto “Sposta la barca” Cauldre, Linda e gli altri, Lucia si sono preoccupati. A me non interessano i dettagli. Non m’influenzano e non cado certo nei dubbi tristi che riguardano il povero equipaggio e la barca che deve fare questo lavoro e ciò che dirà il capitano e se rientra nelle regole. A me non interessa e non dovrebbe interessare neanche a voi. Neanche a voi.

Quest’anno – l’anno che sta per arrivare, Edith – è un tempo di realizzazione. È un tempo in cui si riunisce e la domanda che vi faccio è la stessa che Metatron vi ha fatto molto tempo fa ed è: siete pronti?

EDITH: Io sono pronta…

ADAMUS: Fermati proprio lì. Ahh, stava per apparire il “ma”. Il “ma”…

LINDA: Che cosa?!

ADAMUS: Nelle tue parole. Nelle tue parole, il “ma.”

 

TRE DESIDERI

Edith, la domanda. Sai, Babbo Natale è reale. No, Babbo Natale è reale. Ogni volta che la coscienza di massa crede a qualcosa – il diavolo. Il diavolo è molto reale perché abbastanza persone ci credono. L’hanno creato loro. In un certo senso è dovuto alla coscienza di massa. Nello stesso modo i Maestri Ascesi possono creare molto facilmente un’anima collettiva. Ecco, se abbastanza persone credono a Babbo Natale, Babbo Natale è reale.

EDITH: Giusto.

ADAMUS: E può manifestarsi. Non parlo di un essere reale ma, come sai, se abbastanza persone ci credono, Babbo Natale si manifesta davvero. I miracoli e la magia di Babbo Natale e degli elfi si manifesta. Accade davvero.

Ecco, Edith, adesso che lo sai poi esprimere tre desideri a Babbo Natale. Che cosa chiederai? Tre desideri.

EDITH: Una vita ahmyo.

ADAMUS: Una vita ahmyo. Va bene.

EDITH: L’abbondanza e la ricchezza, grandi e gloriose.

ADAMUS: Bene.

EDITH: E una salute grande e gloriosa.

ADAMUS: O.

EDITH: E una grand…

ADAMUS: Eh, tre. Tre. (Adamus ridacchia)

EDITH: Oh.

ADAMUS: Non sfidare la fortuna con Babbo Natale!

EDITH: Oh, la saggezza. Vorrei avere più saggezza.

ADAMUS: Babbo Natale non è un idiota! Riesce a contare fino a tre. (risate).

Ok, la vita ahmyo. Lui non può dartela. Sei tu che la dai a te stessa. In realtà è più facile che non sia Babbo Natale a dartela.

L’abbondanza selvaggia – di fatto Babbo Natale può aiutarti, perché una volta che lo permetti, lei comincia a entrare. Non importa se è Gesù, Babbo Natale o io o qualcun altro, noi ti porteremo quei doni. Noi porteremo dentro l’energia. Noi porteremo dentro l’energia per l’abbondanza selvaggia. Sì.

E la salute. La salute. Ahh, sì. Più che altro dipende da te. Babbo Natale non ha una grande influenza su questo punto. Dipende in gran parte da te.

EDITH: Io pensavo che tutto dipendesse da noi, che fossimo i maestri creatori.

ADAMUS: Lo siete. Lo siete, ma poi spesso le energie vengono portate dentro da altri. In un certo senso il corpo è vostro. Voi portate dentro quelle energie mentre molte altre cose vengono dall’esterno. Il corpo è una cosa molto personale e ti fornirò quest’indizio: non lavorare per guarire il tuo corpo. Davvero.

EDITH: Non lo faccio.

ADAMUS: Lo so.

EDITH: È guarito.

ADAMUS: È guarito. Beh, in realtà… noi supereremo il corpo fisico che conoscete ora. Noi passeremo al corpo di luce e in qualche modo lo supereremo. Con il corpo di luce non ci si preoccupa del vecchio corpo fisico. Non metteremo una pezza al vecchio – non il “vecchio corpo” come in “voi” – il corpo a cui vi siete abituati. Ecco, bene. Grazie e grazie perché mi tolleri.

EDITH: Io ti amo e ti tollero.

ADAMUS: Grazie. Grazie. (qualcuno ride)

Ora, cara Linda… (il pubblico applaude) Grazie.

Se non vi spiace, ora proseguiamo con il pubblico. Babbo Natale. Avete tre desideri. Che cosa chiederete? Tre desideri. Se non vi spiace, alzatevi in piedi. Sì.

RICKI: I miei tre desideri sono… cerco di non ripetere ciò che ha detto Edith.

ADAMUS: Sì. Non è difficile, tutti vogliono ripetere ciò che ha detto Edith. (Adamus ridacchia)

RICKI: È naturale.

ADAMUS: Citi Edith. Sì.

RICKI: Beh…

ADAMUS: Tre desideri.

RICKI: Voglio che il prossimo anno sia un anno magico…

ADAMUS: Ok.

RICKI: … In cui accadranno cose stupende e meravigliose.

ADAMUS: Del tipo?

RICKI: Sapere dentro di me che sono un Maestro Asceso e sono esattamente dove ho bisogno di essere e faccio ciò che voglio fare.

ADAMUS: Bene.

RICKI: Io voglio risolvere problemi familiari. Amo la mia famiglia ma sento che o io sono troppo dipendente da loro o loro sono troppo dipendenti da me e io ho bisogno di essere più il mio se. Io voglio – è una cosa personale e umana – vivere nel posto perfetto per me.

ADAMUS: Cosa significa?

RICKI: Significa che stiamo cercando di capire se restare dove viviamo adesso o trasferirci in un luogo diverso o che cosa faremo.

ADAMUS: Bene. Ok. Babbo Natale può aiutarti con qualcuna di queste cose, almeno un po’. In particolare il trasloco e la sua parte fisica perché come sai trasferirsi – una volta che hai deciso o ti è arrivata, quella è la parte facile – ma la parte fisica può essere dura e Babbo Natale ha molti aiutanti che possono darti una mano.

RICKI: Sarebbe bello.

ADAMUS: Sì, sì. L’illuminazione, la maestria – dipende totalmente da te. Babbo Natale non può aiutarti con quella. In realtà odio diffondere questa notizia e Babbo Natale è davvero magico ma non è un Maestro Asceso. (qualche risata nervosa e qualcuno dice “Ohhh”) A lui non importa.

RICKI: Visto che l’abbiamo creato noi, ha un senso.

ADAMUS: Sì, sì e non solo “noi” ma la coscienza di massa, gli umani e tutto il resto. Non credono ai Maestri Ascesi. Ragazzi, l’anno prossimo li scioccheremo proprio.   (Adamus ridacchia ma nessun altro lo fa) Questa era divertente.

RICKI: Sì.

LINDA: Ha, ha, ha, ha!

ADAMUS: Loro non ci credono, ma sta per accadere. Bene. Molte grazie.

LINDA: Altri?

ADAMUS. Oh sì, è lì che vi porto. Tre desideri da Babbo Natale.

STEPHAN: Beh, posso esprimere tre desideri. Ecco, un desiderio è esprimerne altri tre quando li voglio. (risate)

ADAMUS: Babbo Natale ha una piccola clausola. Ha una clausola. Ecco perché lo chiamano Claus. No, puoi averne tre. Il primo non è per averne altri 20. Lui non è scemo. Renditi conto che è molto occupato. No, solo tre. Contali.

STEPHAN: Ok, l’occasione della mia vita. Ok.

ADAMUS: Sì. Capisci che la ragione è molto semplice. Tu hai chiesto un numero infinito di altri desideri e poi non li useresti. Diresti, “Ho una borsa piena di desideri   e ora non devo fare nulla.” Ora sei sotto i riflettori. Ne hai tre e ti restano circa 42 secondi per rispondere alla domanda o perderai i tuoi desideri. È molto semplice!

STEPHAN: Il primo è che sono in attesa della mia carta verde. Voglio sapere se è…dovrebbe accadere a giorni, quindi sarebbe carino…

ADAMUS: Oh, già accaduto. Ok.

STEPHAN: Okay. Bene.

ADAMUS: Questo è fatto.

STEPHAN: Figo!

ADAMUS: Fatto. Non è forte?

STEPHAN: Mi piace!

ADAMUS: Proprio così. Non l’ho fatto io.

STEPHAN: Sì, prima di venire qui.

ADAMUS: Io l’ho influenzato o l’ho portato nella tua visione. Ecco, bene.

STEPHAN: Un altro è pratico, tipo  vendere una delle mie società…

ADAMUS: Bene. Bene.

STEPHAN: … per un bel po’ di soldi.

ADAMUS: Bene. Sono felice che tu l’abbia specificato. Bene. Così ottieni un profitto.

STEPHAN: Sì.

ADAMUS: Bene. Ok, fatto. Fatto.

STEPHAN: Perfetto.

ADAMUS: Sì.

STEPHAN: Che altro?

ADAMUS: Il tempo sta per finire.

STEPHAN: Il tempo sta per finire. Ok.

ADAMUS: Qualsiasi cosa. Inventati qualcosa. In fretta!

STEPHAN: Umm …

ADAMUS: Ehrrrr! (imita il rumore di un  timer)

STEPHAN: L’anno prossimo una grande casa. Una grande casa.

ADAMUS: Ok. Una grande casa. Una grande casa.

STEPHAN: Cinque camera da letto.

ADAMUS: Cinque stanze da letto. Di tua proprietà?

STEPHAN: Sì, perché no?

ADAMUS: C’è qualcun altro in casa con te?

STEPHAN: Sì!

ADAMUS: Ci vive qualcun altro?

ADAMUS: Molte persone. Hai una comune.

STEPHAN: Molte persone. Una comune.

ADAMUS: Sì, sì! Vi sedete in cerchio e cantate Kumbaya! Ehh… (poche risate) Ma è casa tua.

STEPHAN: Sì.

ADAMUS: Sì. Bene. Puoi buttarli fuori quando vuoi.

STEPHAN: Sì. Io controllo…

ADAMUS: Iniziamo così. Iniziamo con la tua casa. Butta tutti fuori proprio adesso.

STEPHAN: Okay, è casa mia e posso invitare gente…

ADAMUS: Ma anche no. (Adamus ridacchia)

STEPHAN: Forse no.

ADAMUS: Cerco solo di aiutarti.

STEPHAN: Ok.

ADAMUS: Eh, sì, perché c’è una tendenza a… tu hai bisogno del tuo spazio.

STEPHAN: È vero.

ADAMUS: Sì, sì.  So che è vero. Non ti mentirei ma in ogni caso…

STEPHAN: Se è casa mia, la cosa buona è che posso farci ciò che voglio, quindi posso…

ADAMUS: Sì, puoi, da solo.

STEPHAN: Esatto.

ADAMUS: Ok. Ogni tanto puoi fare una cena con festa ma nessuno si trasferisce…

STEPHAN: Tu sei invitato.

ADAMUS: Sì, grazie, bene.  Che c’è per cena? Cosa prepari?

STEPHAN: Cosa servo? Uhm, filet mignon, vino rosso.

ADAMUS: Sì.

STEPHAN: E… sì e poi…

ADAMUS: Finora sembra una cena noiosa. (Adamus ride)

STEPHAN: Più tardi ti do i dettagli.

ADAMUS: Ok, bene. Bei desideri. Ci sono. Sono già accaduti.

Ora vi chiederò una cosa: fate un bel respiro profondo e incarnateli davvero. È fatto, proprio così. C’è voluto un piccolo sollecito, una spintarella da parte mia per farlo uscire, per aiutarvi a verbalizzarlo e a domandarvi se potete davvero chiedere queste cose. Ma certo. Potete chiedere qualsiasi cosa scegliete.

EDITH: Niente piatti di carta.

ADAMUS: Niente piatti di carta. (risate)

STEPHAN: Oh!

ADAMUS: A me va bene se lo servono su un piatto di carta. Ora, è già fatto perché voi avete avuto la visione. C’è voluta una spintarella, ma è già fatto. È molto semplice. Questo genere di cose, quelle fisiche – una casa, vendere la vostra attività, la carta verde – sono semplici. Sono davvero desideri da Babbo Natale. Voglio dire lui è bravo, è proprio bravo a fare queste cose ed io sono bravo ad aiutarvi a tirarle fuori, ma poi accade e basta.

Da qui in poi, non preoccupatevi dei dettagli. Non preoccupatevi di come avverrà. Non stressatevi per questo. Non pianificate nulla ma vivete nel momento. Quando il processo inizia a partire, quando inizia ad accadere voi siete lì come il Maestro elegante che continua a mantenere le energie in movimento. Non le bloccate. Non vi chiedete com’è successo. Non vi fate nessuna domanda anche se lungo il percorso appaiono dei piccoli intoppi.

STEPHAN: Esatto.

ADAMUS: Ah! Se all’improvviso vi chiama il vostro avvocato e vi dice, “Qui abbiamo un problema,” voi fate un respiro profondo e pensate o addirittura dite, “No, tu hai un problema. Io non ce l’ho. È già fatto, ora lascia che accada.”

STEPHAN: Tutto un anno così. È stato interessante. È stato come “Wow! Che anno di merda!” ma poi lo guardi in modo diverso e dici, “Wow! È magico come tutto ha funzionato alla perfezione...”

ADAMUS: Che ne dici dell’ “e!” È la “e”.

STEPHAN: Sì!

ADAMUS: È stato un anno “incasinato” – online non mi permettono più di dire parolacce. (Adamus ridacchia)

STEPHAN: Babbo Natale ti garantisce il tuo desiderio. Tu puoi!

ADAMUS: È stato un anno impegnativo, ma un anno stupendo.

STEPHAN: Sì.

ADAMUS: Sì. Sì e l’avvocato chiama e dice, “Con la carta verde abbiamo un problemino,” e tu fai un respiro profondo e rispondi, “E?”

STEPHAN: Risolto!

ADAMUS: “Non è un problema mio!” Sì. Sì, bello. Bene. Grazie.

STEPHAN: Grazie.

ADAMUS: Bene. Altri due, cara Linda.

LINDA: Altri due?

ADAMUS: Questo è il punto qui.

LINDA: Okay. Io sento…

ADAMUS: Sì, tre desideri da Babbo Natale che è molto reale. Molto reale. Tre

LINDA: (corre verso qualcuno) Mi chiamano. Mi chiamano.

ADAMUS: Sì, sì. Tre desideri.

LARRY: Più soldi! Più soldi! Più soldi!

ADAMUS: Bene, bene. Bene. Va bene.

LARRY: Tutto qui.

ADAMUS: Mio caro amico, accadrà. Ora…

LARRY: Bene.

ADAMUS: Ora che cosa ci farai?

LARRY: Compro un mucchio di stronzate. (risate)

ADAMUS: Prima che tu mi risponda, ricorda che la storia che ho raccontato – farà parte del libro campione d’incassi Memorie di un Maestro che uscirà prossimamente  – sullo studente a cui il maestro ha fatto un prestito e un anno dopo si è presentato con un doppio fallimento. Sarà così anche per te o farai qualcosa di diverso… (suona un cellulare, Adamus si interrompe e fa una smorfia)

LARRY: Chi se ne frega?

ADAMUS: … energizzare… (il suono si ripete) Rispondo io. Rispondo io.

(Adamus ridacchia)

LARRY: Qualcuno aveva il telefono acceso.

LINDA: Non darglielo! Sei pazzo?! (risate) Non darlo a lui!

ADAMUS: Devo chiamare Babbo Natale.

LINDA: (ride) Spegnilo e sieditici sopra!

ADAMUS: Babbo Natale, Sheema è stata cattiva. Il suo cellulare ha suonato nel bel mezzo della mia presentazione. Ecco, Babbo Natale, toglila dalla lista. Allora, molti soldi, molti soldi, molti soldi. Che cosa ci farai?

LARRY: Li spenderò.

ADAMUS: E?

LARRY: Li spenderò!

ADAMUS: E?

LARRY: Ne spenderò di più!

ADAMUS: Ok, finché? Finché sarai di nuovo al verde?

LARRY: Ne riceverò degli altri.

ADAMUS: Bene. Grazie.

LARRY: Prego.

ADAMUS: Grazie. Sì, sì, dalle mie labbra alle tue. Ehi, non proprio così, ma… (risate)

LINDA: Ohh! Ohh!

ADAMUS: Bene. Bene e spero proprio come in passato di avervi fatto arrabbiare al punto che andrete a casa e, “Oh! Quell’Adamus! Arghhh!” Quanto basta per rimettere in movimento le energie.

Un altro, per favore.

LINDA: Okay.

ADAMUS: Babbo Natale, tre desideri. Che cosa chiederai? Che cosa chiederai?

LINDA: Oh, aspetta, aspetta! Dobbiamo mischiarli. Maschio, femmina; maschio, femmina. (ride nervosamente)

SHEEMA: Oh!

ADAMUS: Perché? Non importa più?

LINDA: No. È solo un gioco.

ADAMUS: Okay.

SHEEMA: Io sono la ragazza cattiva.

ADAMUS: Che ne dici di essere illuminata o non illuminata? Illuminata…

LINDA: Oooohh!

ADAMUS: Ohhhh! (anche il pubblico dice “Ohhh”) procedi, per favore. Sono tre.

SHEEMA: La prima cosa che voglio è diventare illuminata.

ADAMUS: Sì.

SHEEMA: Non credo che Babbo Natale possa aiutarmi.

ADAMUS: No, no, no.

SHEEMA: Voglio una casa.

ADAMUS: Tu vuoi una casa?

SHEEMA: Sì.

ADAMUS: Bene.

SHEEMA: Voglio una gran bella casa.

ADAMUS: Sì, sì.

SHEEMA: Con tre o quattro stanze da letto.

ADAMUS: Ok, sì. Forse potresti andare a vivere con Stephan.

SHEEMA: Nooo! (ridono) Io voglio una casa tutta per me.

ADAMUS: Grazie. Oh! Sì e cos’altro?

SHEEMA: Uhm…

ADAMUS: Questo è fatto. Va bene. Che altro?

SHEEMA: Beh, anche questo è personale. Voglio che il mio lato creativo esploda davvero e venga fuori.

ADAMUS: Come mai non l’ha ancora fatto?

SHEEMA: Perché

ADAMUS: Sì – ehi, ci sei? (Adamus ridacchia) Eco, eco, eco. (qualche risate) Perché no?

SHEEMA: Perché …

ADAMUS: Il cervo che si blocca davanti un fanale.

SHEEMA: … ero occupata a riflettere sulla mia illuminazione.

ADAMUS: Non sono la stessa cosa?  (lei ridacchia) Non sono la stessa cosa? Voglio dire, stai riflettendo su entrambi. (lei ridacchia di nuovo) Non si realizzi neppure uno. Non sono la stessa cosa? La tua esplosione creativa e anche…

SHEEMA: Sta iniziando a uscire.

ADAMUS: Inizia.

SHEEMA: Sì.

ADAMUS: Con lentezza ma sicuramente?

SHEEMA: Io ne avevo paura.

ADAMUS: Perché? Dovresti aver paura di non averla.

SHEEMA: Beh, sai, come quando ho sentito per la prima volta la mia voce, sette anni fa ed è stato così incredibile che mi sono spaventata.

ADAMUS: Sì.

SHEEMA: E ho smesso di cantare per sette anni.

ADAMUS: Oh. Tu sai cosa sta per succedere, vero?

SHEEMA: Io sto cominciando a cantare di nuovo.

ADAMUS: Sì, proprio adesso.

SHEEMA: Oh no!!! (risate) Nooo‼ (qualche applauso) No, sto solo…

ADAMUS: Bianco Natale, una delle mie favorite.

SHEEMA: Nooo, no, no, no, no.

ADAMUS: (canta) Io sogno…

SHEEMA: Sto imparando a…

ADAMUS: (continua a cantare) … un bianco Natale. (il pubblico si unisce a lui) Proprio come quelli di una volta. Vai avanti. Abbiamo cantato tutti, ora tocca a te.

SHEEMA: Io odio quella canzone. (risate)

LINDA: Feliz Navidad!

ADAMUS: Jingle Bells. Qualsiasi cosa.

SHEEMA: Ok, ecco cosa c’è. Per tutta la vita ho cantato con la gola…

ADAMUS: Distrazione!

SHEEMA: No, è vero!

ADAMUS: Distrazione. Non mi freghi con così poco… Per favore.

SHEEMA: No!

ADAMUS: Hai 30 secondi.

SHEEMA: Faccio fatica a vocalizzare la mia vera voce.

ADAMUS: Sì.

SHEEMA: Te lo prometto, presto vi canterò una canzone.

ADAMUS: Non me la bevo. Presto è adesso. Sì. Vuoi l'illuminazione?

(lei fa una pausa mentre il pubblico le dice “Fallo.”) Fallo! (Adamus ridacchia) Vai avanti. È un pubblico brutale, “Fallo! Fallo! Fallo! Fallo! Fallo! Fallo!”

SHEEMA: No!

ADAMUS: Io ho appena cantato. Non bene, ma ho cantato. (lei ridacchia)

EDITH: Lei è illuminata ed è molto creativa. (qualcuno ridacchia)

LINDA: Edith, tu potresti essere la prossima. (altre risate)

ADAMUS: Vedi, Edith – Edith, stai cercando di salvarla. Anche questa bell’opportunità nel nostro momento Babbo Natale in cui gli altri proprio così  – snap! – hanno ottenuto case, denaro, attività vendute con un buon profitto – snap! – Proprio così. Molto semplice.

Ora, come mai l’esitazione? Hai appena detto di essersi resa conto della tua voce. Io ti dico di lasciarla uscire. Hai detto di volere uno scoppio di creatività. Non credo proprio. Io credo che tu voglia rifletterci sopra. Credo che tu voglia giocarci. Non penso che tu lo voglia. Mi riprenderò al microfono. O canti o niente.  (il pubblico dice “Canta!”)

SHEEMA: Feliz Navidad? (il pubblico dice “Sì!”) Va bene, ci proverò…

ADAMUS: A un certo punto ci uniremo a te.

SHEEMA: Va bene, ma questo… Ne uscirà la gola. Va bene? Allora…

ADAMUS: Shh! Shh! Shh! Shh! Shh! Shh! Shh! Shh! Shh! Ora, capisci cosa intendo dire?! Oh‼ Ti ho detto che sarebbe stato facile e chi ha detto che la vita è bella e… (lei interrompe Adamus e inizia a cantare una canzone in spagnolo; Adamus la ascolta sorridendo) Ahhhh! (il pubblico applaude qualcuno urla “Brava”; si abbracciano) Grazie. Ah!

Mi piace come l’abbiamo messo in scena. In realtà vi abbiamo fatto vedere invece di parlarne e basta e a volte mi rendo conto che io posso spingere Linda e voi fuori dalla vostra zona di comodità ma è stato molto semplice. Tu avevi appena affermato che uno dei tuoi desideri era la tua espressione creativa, questo scoppio e la tua illuminazione eppure, quando hai avuto l’occasione, “Beh, ci pensò sopra. Ci rifletto. Parliamone.”

 

È PROPRIO  COSÌ

Miei cari amici, è un punto: l’impegno. In questa vita avete preso un impegno. È così. Prima di questa vita avete preso un impegno. In una vita passata e tra una vita e l’altra avete preso un impegno. Da bambino avevate quell’impegno – “È così, tutto o niente.” Il fuoco che infiamma il vostro cuore e tutto il vostro essere è ciò che avete portato qui, l’impegno che questa è la vita – la vita; l’impegno che non vi perderete, che non vi lascerete distrarre; l’impegno è questo – o tutto o niente – è presente in profondità nelle vostre vene. È un enorme parte di tutto ciò che avete fatto in questa vita. È l’unica cosa.

Miei cari amici, babbo Natale o no, Adamus o no, è qui. È fatta. Non c’è più niente su cui dobbiate lavorare. Non c’è nulla che dovete studiare. È il momento della realizzazione, ciò che è già.

Di recente nel Keahak ho usato il termine “Kasama”. Ne faremo esperienza, tutti noi in molti modi diversi. È ciò che è già stato fatto, che è già presente. Che sia l’illuminazione o qualche euro in più nelle vostre tasche, che sia la vostra salute del vostro corpo di luce o altro, è già stato fatto. È arrivato attraverso una visione, un desiderio. C’è già. Non è là fuori. La canzone non aveva bisogno di restare là fuori da qualche parte nel futuro. L’espressione selvaggia di creatività o abbondanza o sapere interiore o semplicità non ha bisogno di restare là fuori, a distanza. Non c’è nulla per cui lottare. È qui.  Kasama è il destino dell’anima.

Ora, io già detto molto spesso che il destino non esiste. Il fato non esiste, non in termini lineari. Là fuori non c’è nulla. Non c’è una mano superiore che guida la vostra vita e fa accadere le cose. Non c’è alcun concilio angelico o esseri alieni o esseri sottoterra e neppure esseri di governo che manipolano la vostra vita. Non esiste un destino esterno, ma esiste il destino dell’anima. È ciò che è sempre stato dentro di te, Edith. Già fatto.

Il denaro – il denaro è solo la punta dell’iceberg – la realizzazione, per rendersene conto.

Negli ultimi cinque anni abbiamo fatto… io ho fatto – eh, tutti noi l’abbiamo fatto  –un lavoro efficace per ripulire, lasciare andare, mandare via quelli che non erano impegnati. Nel Crimson Circle non c’è posto per chi non è impegnato in modo assoluto per la sua illuminazione. Questo non è uno spettacolo di contorno. Questo non è fatto per intrattenervi. Certo, è intrattenimento, ma… (qualcuno ridacchia) è più che intrattenimento. Questa non è solo un’altra distrazione. È questa è. Questa è.

Come ho detto a Cauldre e a qualche altro Shaumbra quest'anno è il momento, è proprio adesso che i pop-corn iniziano a scoppiare. Si sono scaldati ben bene. Voi sapete bene come quando inserite i pop-corn nella padella, lei inizia a scaldarsi e voi vi chiedete quando i semi inizieranno a scoppiettare. Soprattutto se avete molta fame ed è notte fonda e il film è iniziato e voi volete solo che i semi inizino a scoppiare con un orgasmo creativo. E…

SART: Sì! (risate e qualcun altro urla “Sì!!”)

ADAMUS: Io lo dico e inizio la nostra sessione di oggi dicendo che davvero molto semplice e tutti voi dite, “Sì, sì. Oh, è semplice,” ma poi quando tocca a voi, quando è proprio lì pronto per essere realizzato, voi iniziate con le scuse e con i “ma” e gli “aspettiamo” o i “non lo so” o chissà che altro.

Miei cari amici, Babbo Natale è molto, molto reale. Potreste dire che Babbo Natale è dentro di voi. Voi avete contribuito a crearlo con la vostra bellissima infanzia, con il credere infantile in Babbo Natale.

È proprio qui e siamo vicini al rendercene conto. Non voglio più sentirvi raccontare scuse, basta con i ma. Tutti gli strumenti sono qui e ora si tratta solo di lasciarvi esplodere in chi siete. Sì. Una bella esplosione nel sé.

Torneremo tra un attimo per discutere ancora un po’ ma ora voglio raccontarvi l’ultima delle mie storie per il Libro Uno delle Memorie del Maestro.

LINDA: Ahh. Libro Uno.

ADAMUS: Libro Uno. Sì, sì.

LINDA: Ohhhh.

ADAMUS: Le Memorie di un Maestro. Per favore rendetevi conto che io lo definisco il mio libro, ma è il nostro libro. Si tratta di storielle per illustrare e dimostrare punti molto semplici.

Le persone lo capiranno? Qualcuno. Forse più di qualcuno. Cambierà il mondo? Non m’interessa. Non importa. È divertente creare storie. È divertente ricapitolarle. Quando racconto la storia, molto spesso voi vi chiedete se sto raccontando una storia che riguarda voi. Heh! Sì. A volte è il vostro nome, a volte vi chiedete se ho solo cambiato nome. Sono le nostre storie.

Ecco, prima di continuare vorrei raccontarvi la storia finale del Libro Uno di Memorie di un Maestro.

A proposito, Cauldre a volte si preoccupa, Linda molto e dicono, “Adamus, è un’affermazione coraggiosa a dire che questo sarà un libro che venderà davvero moltissimo.“ No, perché io non me lo auguro. Non cerco di proiettare pensieri positivi – ci sputo sopra! – Perché così non funziona. Noi ce ne rendiamo conto. Mi spiace. Quello non funziona molto bene. (qualcuno ridacchia) Non cerco di cospargerlo di polvere di fata. Per me è molto semplice dirlo perché lo vedo. Lo so. È già così. È già stato pubblicato. Si è già diffuso come il fuoco in tutto il mondo. È già stato tradotto in molte lingue, gli editori fanno la coda e implorano Linda per avere un contratto e lei resisterà finché non otterrà esattamente ciò che vuole.

Non è una pia illusione e questa è la differenza. Ecco la differenza rispetto a ciò che molti di voi fanno nella loro vita, – “Spero proprio che sia così. Me lo auguro e comunque farò pensieri positivi” e non funziona. Non è molto efficace. Voi sapete che c’è e basta. Io lo vedo, e quindi così diventa.

È un bel modo di dare forma alla vostra realtà. Io lo vedo già e quindi c’è. Qualsiasi direzione prendano le cose, non importa. Forse nella vostra vita le cose non stanno andando in una direzione molto bella. Non importa. Voi avete la visione, tutto qui e poi tutto cambia.

In un certo senso è come giocare con il tempo e il non tempo. Oh, in Egitto abbiamo fatto delle meravigliose chiacchierate sul tempo. Abbiamo fatto esperienze stupende in cui siamo stati senza tempo uscendo dai limiti del tempo e rendendoci conto che è già tutto fatto. Non il futuro. Non tra vent’anni ma proprio adesso e ciò cambia tutto. Cambia il passato. Tutto. Tutto.

Oh, il mio momento più grande sarà quando alcuni di voi faranno come i pop-corn, qualcuno che si aprirà davvero… uso l’analogia del popcorn perché molti di voi vogliono cuocere l’arrosto a fuoco lento. Lo infilate nel forno e lasciate cuocere per circa sei ore finché non è arrostito lentamente. Nel caso del popcorn, riscaldate solo la padella e poi bum! Esplode, ma esplode in qualcosa di meravigliosamente croccante e gustoso, proprio come voi. (qualcuno dice “Ooh”)

Sì, ooh. (Adamus ridacchia) Ecco, miei cari amici, in Egitto, oh, abbiamo fatto esperienze stupende oltre il tempo. Il mio momento più grande è quando uno di voi viene da me e non con parole piene di makyo ma con un vero sapere interiore mi dice, “Alla fine ho capito cosa intendevi dire quando parlavi del passato. Alla fine ci sono arrivato non in un modo intellettuale ma capisco ora quando dici che il passato non è per niente ciò che pensavamo fosse, ciò che io ricordavo.“ Quando uno di voi dice, “Sai, nella mia vita pensavo di aver avuto un’infanzia terribile, con genitori orrendi e di aver fatto cose terribili e aver preso decisioni e direzioni sbagliate.” Poi, di colpo ti rendi conto che non è stato per nulla come pensavi. Di colpo ti rendi conto che sta ancora accadendo e non è terribile e potresti quasi dire in un modo meraviglioso che comunque non è mai accaduto davvero.

Quando uno di voi viene da me e dice, “Mi sono appena reso conto di ciò che intendevi dire riguardo al passato. Alla fine ci sono arrivato.” Oh! Èuno dei momenti da sottolineare e nel frattempo passiamo alla nostra storia.

 

UNA STORIA

Facciamo un bel respiro profondo mentre passiamo alla storia finale di Memorie di un Maestro.

Harold amava il periodo delle vacanze. Lo amava al punto tale che decise di applicare le ultime decorazioni sulla cima dell'enorme albero di Natale che si trovava nel salone grande della scuola spirituale. Quella mattina arrivò lì prima che gli altri si fossero svegliati in modo da poter dare il tocco finale su un albero che era alto quasi sette metri. Era davvero enorme.

Tirò fuori l’enorme scala. Estrasse tutte le decorazioni e gli ornamenti, li dispose intorno a sé in modo da poterli raggiungere facilmente e iniziò a salire la scala tenendo tra le mani la cima dell’albero, il bell’angelo di cristallo che avrebbe ornato la parte finale dell’albero. Proprio mentre da lassù stava dando gli ultimi ritocchi sentii la porta aprirsi, si voltò e vide che era il Maestro. Il Maestro.

Nel momento in cui stava per completare l’albero, quella mattina presto in quel momento si girò per guardare il Maestro e potete immaginare che cosa accadde al povero Harold. Perse l’equilibrio. Rotolò giù dalle scale, atterrò sul pavimento sopra il cesto che conteneva gli ornamenti e così facendo si ruppe il braccio, due costole, si tagliò la faccia con una delle decorazioni di vetro e svenne.

LINDA: Ohhh.

ADAMUS: Il Maestro restò in fondo alla stanza, senza sentirsi minimamente male per ciò che era appena accaduto a Harold ma capendo che per Harold era perfetto.

Il Maestro si diresse verso il corpo inerme di Harold che teneva ancora in mano il cristallo o l’angelo di vetro che doveva completare l’albero ma ora era rotto e alcuni frammenti gli erano finite sul viso e lo guardò. Guardò il sangue che gli scorreva lungo il viso, fece un respiro profondo, estrasse il suo Apple iPhone 6 – ora nelle nostre storie c’è l’inserimento dei prodotti (risate) – tirò fuori il suo Apple iPhone 6 e compose il 911. (negli U.S.A. è il numero d’emergenza) Fino a qui è una bella storia. (Adamus ridacchia)

Poi ecco il Maestro all’ospedale, al capezzale di Harold il cui braccio ora era ingessato e che soffriva molto a causa delle costole rotte e che sulla fronte aveva una larga benda che copriva i molti punti che aveva in testa. Di colpo lo studente, Harold, iniziò a svegliarsi proprio mente il Maestro entrava nella stanza; iniziò a svegliarsi e il Maestro disse, “Allora, Harold, a cosa pensavi? Cosa ti attraversava la mente nel momento in cui sei caduto dalla scala? Cosa ti passava per la testa? A cosa pensavi?”

Harold ci pensò per un attimo, ripensò all’incidente e disse, “Beh, Maestro, a due cose. La prima era: sarei sopravvissuto?” La scala era lunga e sul pavimento c’erano molte scatole. Avrei vissuto? Non sono più un ragazzo. Sono caduto dall’alto. Sarei sopravvissuto?” Il Maestro disse, “Sì. Che altro?” Harold disse, “Sai, in quella stanza ero da solo e stavo finendo l’albero. Stavo pensando che ho una bella vita. Ho due figli stupendi. Ho una bella moglie; sono sposato da un po’ e ho una bella casa. In fondo mi domandavo: cos'ho fatto davvero? Maestro, negli ultimi 5 anni ho lavorato nella tua comunità spirituale. Ma cosa ho fatto davvero? Mi sto distraendo? Ho imparato davvero qualcosa? Sto solo facendo girare la ruota? È solo una distrazione da una vita che altrimenti troverei noiosa? Ecco a cosa pensavo.”

Il Maestro disse, “Perfetto. Assolutamente perfetto.” E disse a Harold, gli disse, “Sai, quando accadono queste cose, quando cadi, quando hai un incidente, quando accade una di queste cose torna sempre a ciò che avevi in testa in quel momento perché ha determinato la situazione.

“Eri lì a decorare l’albero per le festività e pensavi ai tuoi progressi, pensavi se avevi fatto un bel lavoro nella tua ricerca spirituale. Harold, tu pensavi al tuo impegno personale e se eri vero con te, se eri onesto con te. Di colpo tutto si è squilibrato e non è certo perché sono entrato nella stanza che tu sei caduto. Io sono entrato perché tu eri squilibrato. Io sono stato la ragione perfetta, proprio perfetta perché ti girassi, perdessi l’equilibrio e cadessi. Così sono accadute diverse cose che ti hanno portato a chiederti: sei davvero vivo? Stai vivendo davvero? Ora sei in ospedale, forse sei anche grato che non sia più grave né permanente. Guarirai molto in fretta ma hai dovuto prendere in considerazione la tua vita.

 “In un certo senso gli umani sono interessanti. Sono molto interessanti, perché sopra ogni atra cosa vogliono sentirsi vivi, ma non sempre sanno come farlo. Gli umani fanno cose strane per sentirsi vivi, Harold, come cadere da una scala. Puoi pensare che è stato un segno dall’alto ma non è stato così. Per te è stato un modo per sentirti vivo.  Certo, avvicinarti alla morte ti ha fatto sentire più vivo. Provare dolore come ti sta accadendo, in realtà ti ricorda che sei vivo. Il dolore è divertente. Nonostante il dolore sia molto difficile e doloroso, stranamente ti ricorda che sei vivo.

“Perché gli umani fanno cose, a volte cose insidiose e dolorose solo per sentirsi vivi? Perché gli umani guidano in autostrada a velocità folli, terrificanti solo per l’eccitazione di sentirsi vivi? Perché gli umani alzano il volume della musica oltre il livello che le loro orecchie possono tollerare? Perché li fa sentire vivi. Il rumore, la vibrazione, il potere e l’energia esterna che attraversano le orecchie distorcono il cervello – ciò li fa sentire vivi.

“Perché gli umani litigano con le stesse persone che dicono di amare? Perché li fa sentire vivi. Sì, Harold, persino una litigata ti fa sentire vivo. Attiva qualcosa in ciò che altrimenti potrebbe essere una vita noiosa, una vita in cui una persona si chiede se è davvero viva, se hanno un vero valore, se stanno facendo qualcosa che ha un valore.

“Perché gli umani fanno giochi estremi? Perché si procurano di proposito dei tagli? Perché gli umani assumono droghe o bevono troppo, Harold? Perché li fa sentire vivi.

“È chiaro che esistono modi migliori per sentirsi vivi, ma pochissimi umani se ne rendono conto davvero. Perciò fanno ricorso alle sfide estreme che si lanciano. Fanno cose estreme e strane solo per sentirsi vivi perché non c’è niente di peggio, niente di peggio che sentirsi morti, sentirsi insensibili, sentirsi indegni nonostante il fatto di avere ancora un corpo fisico.

“Ecco, gli umani fanno cose molto, molto strane. Harold, in un certo senso la tua caduta dalla scala ha risposto a una domanda che ti sei fatto proprio in cima a quella scala: nella tua vita stai facendo qualcosa d'importante? Sei davvero vivo?

“Harold, la vera domanda è: ti stai permettendo di sentire? Oppure ti stai chiudendo? Ti stai compromettendo? Senti sempre di dover soddisfare gli altri? Di dare prima agli altri? Così non puoi sentirti vivo. No. È un dato di fatto che quando lo fai, quando metti sempre gli altri davanti a te ogni giorno ti sentirai un po’ più morto perché essi ti stanno rubando energia e tu glielo stai permettendo.

 “Quando sei caduto da quella scala ed è arrivato il dolore bruciante e poi sei svenuto a causa del dolore, provare quel dolore ti ha fatto sentire molto vivo. Non è una cosa strana?

 “Harold, ti conosco da cinque anni. Sei stato un bravo studente ma Harold, tu hai dei dubbi. Metti in dubbio te stesso. Ti trattieni. Senti che è ancora molto importante fare tutto per tutti, che tutti devono essere felici. Continui a limitarti. Continui a sentirti in colpa perché nella tua vita hai di più.

“Ecco Harold, in un certo senso, in un certo senso ti stai uccidendo giorno per giorno, lentamente. Certo, ti racconti che sei un buon padre. Hai un buon lavoro. Non hai debiti, ma tu sai come so io che non ti senti davvero vivo.”

A quel punto Harold scoppiò a piangere perché sapeva esattamente ciò di cui stava parlando il maestro e piangere lo fece sentire molto bene. Il Maestro non cercò per niente di fare terapia a Harold, non cercò di battergli una mano sulla spalla o sulla testa e di dire che tutto sarebbe andato bene, perché sapeva che questo momento di pianto lo faceva sentire di nuovo vivo. Egli sapeva che mentre le lacrime scendevano e le emozioni affioravano, ciò lo apriva verso la sua anima.

Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò un gruppo di volontari che iniziarono a cantare una bella canzone di Natale e il Maestro disse, “Ascolta, oh Harold, gli angeli cantano.” (mormori e risate per il gioco di parole di Adamus) E Harold gemette e si lamentò non per via del dolore ma per il pessimo senso dell’umorismo del Maestro. 

E così termina Memorie di un Maestro. (Adamus ridacchia e il pubblico applaude)

Ecco il punto, cari Shaumbra, essere vivi. Essere vivi.

 

SOPRAVVIVERE O VIVERE

Abbiamo percorso molta strada insieme e potreste dire che diventerà più intensa e va bene così perché vi sentirete più vivi. Insieme abbiamo fatto molta strada e nella vostra vita non c’è più spazio per sopravvivere e basta, per tirare avanti e basta. Non c’è più spazio.

È davvero una questione di sopravvivere o di essere vivi.  Ecco la domanda – sopravvivere o essere vivi? Qui non esiste la mezza misura. Qui non c’è più da trattenersi.  L’anno prossimo sarò comprensivo su questo punto. Ciò non ha nulla a che vedere con l’anno, ma è un buon momento. Io amo le festività. Noi celebriamo, ci rilassiamo un po’ e ci prepariamo per il prossimo round che non riguarderà il sopravvivere.

Sopravvivere non è molto divertente, vero? No. No. Voi non siete venuti qua per sopravvivere e questa è una parte del conflitto. Ecco cosa vi rende diversi dagli altri. Ecco perché a volte pensate di essere strani, diversi e tutto il resto. È così perché voi non tollererete di sopravvivere e basta. Se sopravviverete e basta, a livello metaforico cadrete da una scala molto alta.

Non lascerete che accada. Harold è caduto dalla scala. Non è stato il Maestro. È accaduto solo che il Maestro è entrato nella stanza al momento perfetto, in modo sincronico. Non è stato il Maestro a farlo cadere. Harold sapeva che stava arrivando, aveva colto il sapere interiore che gli rosicava dentro e gli diceva che c’era altro, ma sentiva che lo stava reprimendo.  Harold voleva essere un buon padre, un buon marito, un bravo studente, un bravo tutto e non funzionava più. Stava solo sopravvivendo. Non stava vivendo davvero.

Voi dite che volete uno scoppio, un’esplosione della vostra creatività. Voi volete l’illuminazione, che in realtà è solo rendersene conto. Voi volete che accada ed io ho iniziato questa conversazione dicendo che è facile, molto facile se voi stessi non vi mettete di mezzo e non v’inventate delle scuse.  Se il microfono arriva a voi, voi cantate e lo dico come metafora. Se la vita viene da voi, voi la abbracciate. Voi le date ordini. Voi danzate con lei. Così vi sentite vivi.

Per un essere con l’anima, la cosa più grande è conoscere l’Io Sono e anche sentirsi vivo. Eh sì, voi siete venuti su questo pianeta per incarnarvi nella biologia. Vi era estranea, ma ora vi siete abitutati a lei. Voi venite qua per sentirvi vivi. Non esiste un modo migliore per sentirvi vivi che avere cinque sensi umani e un corpo fisico che può fare l’esperienza del dolore. In un certo senso vivere in una realtà lineare con tutti i suoi limiti vi aiuta a sentirvi vivi. Certo. Invece voi restate intrappolati nelle ripetizioni, nella coscienza di massa, nel vostro stesso dogma, nella vostra – sporcizia energetica – e vi fermate. Vi compromettete. Vi trattenete. Mi dite che in futuro canterete una canzone. Mi dite che siete davvero pronti a farlo, ‘costi quel che costi’ ma state solo aspettando. Che cosa? Voi aspettate e basta.

Nel frattempo… a me non interessa molto perché già accaduto. È già fatto.  La realizzazione, la maestria, l’illuminazione, qualsiasi cosa sia – è già avvenuta.

È fatta, io non sono molto preoccupato. L’unica cosa che trovo dolorosa è quando voi sopravvivete e va e basta, quando non siete davvero vivi. L’unica cosa che trovo difficile è guardarvi sapendo che già accaduto e che forse avete paura di rendervene conto. Lo state posticipando.  Voi aspettate che qualche altro seme di mais vicino a voi scoppi per primo per essere sicuri che quando scoppia non diventi invisibile. (Adamus ridacchia)

Amici miei, non possiamo più aspettare. Non possiamo proprio. Non penso che vogliate aspettare eppure sta già accadendo. C’è questa strana esitazione. Non possiamo più aspettare.

Vi ho già detto che l’illuminazione, la realizzazione è una cosa che voi volete più della vita stessa. Se vi tenessi la testa sott’acqua o sigillassi il coperchio della pentola per il pop-corn, se voi lo voleste più della vita stessa ci sarebbe comunque l’esitare, il trattenersi.

Arrivate al punto in cui voi sopravvivete e basta. C’è una parte di voi che lo sa ed è quella che vi butterà giù dalla scala. Non io. Non qualche cospirazione, ma il vostro sé vi butta giù dalla scala in modo che possiate sentirvi vivi. Che cosa meravigliosa le esperienze vicine alla morte. Oh! Sono stupende. Sono terrificanti e non sono sempre vicine alla morte. A volte sono proprio esperienze di morte. (Adamus ridacchia) Ecco la cosa stupenda, perché potrebbe andare a finire in un altro modo, ma di colpo ciò vi fa sentire vivi.

Non abbiamo bisogno di percorrere quella strada. In realtà, raccomando proprio. Non è necessario affrontare un terribile incidente d’auto com’è presente in alcune delle vostre energie o percorrere la spaventosa strada del cancro. Quella sì che fa paura. Sì. Non dovremmo neanche parlarne, giusto? E invece no, parliamone perché vi fa una paura pazzesca e dovrebbe essere proprio così.

Il medico vi da la notizia, “Hai il cancro.” Mm. Oh, ragazzi. Di colpo iniziate ad apprezzare la vita, eh? Di colpo non sopravvivete e basta. È come se ora diceste, “Devo vivere. Devo fare tutto ciò che volevo fare.”

E poi venite da me. Questa è la parte divertente. Venite da me dite, “Accidenti, Adamus, sai, mi hanno appena comunicato la notizia. Non va molto bene. Puoi fare qualcosa?” E io, “No. Prova con Babbo Natale. Forse lui può aiutarti.” (ridacchia) Non va molto bene. Non va molto bene. Ma è grande e poi… (guarda Linda)

LINDA: Sto ascoltando.

ADAMUS: La parte bella è che ricevete la notizia, andate in panico e vi chiedete se là fuori c’è una cura miracolosa. No. A quel punto iniziate a contemplare la vita. Ah! Poi venite da me e facciamo delle gran belle chiacchierate – voi sapete chi siete – e all’inizio cercate di negoziare. Non funziona. Allora dite, “Sai, avrei voluto, avrei proprio voluto… ” e riempite voi gli spazi. “Vorrei solo aver permesso. Vorrei non avere procrastinato la mia illuminazione, la mia realizzazione. Vorrei essere stato un po’ più audace. Vorrei non essermi compromesso tanto. Vorrei aver avuto allora la visione chiara che ho adesso. Oh, io ho la visione. Con la morte che mi chiama e tutto il dolore tutto il resto che significherà essere coinvolti in tutta questa traversia, oh, vorrei proprio averlo fatto.”

Miei cari amici, otteniamo la visione ora. Molto più semplice.

All’inizio ho detto che in realtà è molto semplice, se non vi mettete di mezzo. Ora otteniamo la visione.

La visione – non parlo della visione che avete con gli occhi. La visione è la consapevolezza. Ecco cos’è la visione. È la consapevolezza.

Cauldre lascerà che io vi racconti una storia interessante. Ieri sera ha fatto un’esperienza; dopo cena era seduto e guardava uno show televisivo e si rilassava, così almeno dice lui. Si stava rilassando. Di colpo è riuscito a vedere come non aveva mai visto prima. Non solo con gli occhi. Poteva vedere intorno a sé a 360°. Anche se i suoi occhi erano chiusi, riusciva a vedere dentro tutto: le pietre del caminetto, il legno degli armadi, proprio dentro tutto. Poteva vedere dentro e attraverso le cose. Poteva percepire tutto senza alcuno sforzo. Senza alcuno sforzo, neppure se ci provava. Di colpo la consapevolezza era presente. Ecco com’è. All’improvviso, tutta quella consapevolezza.

La consapevolezza non è per niente una cosa mentale. C’è e basta. Non dovete lavorarci sopra. All’improvviso vi rendete conto della struttura. Vi rendete conto di come lavorano le energie e di come vi servono. Vi rendete conto che voi siete il vostro migliore amico e il vostro peggior nemico. Vi rendete conto come voi vi mettete di mezzo. Vi rendete conto di come vi compromettete. Stavo per dire ‘siete degli smidollati’ ma davvero, vi compromettete troppo.

 

RICORDARE LA VISIONE

Voi sapete perché in questa vita siete qui. Voi conoscete l’impegno, l’impegno bruciante e profondo ma poi vi compromettete. Superiamo quello stadio. Otteniamo la visione.

Detto questo, chiederò che le luci si abbassino un po’ e che parta la musica delle feste per una merabh. Ah, sì.

La visione, ah, non significa quella degli occhi. È il sapere interiore di cui abbiamo parlato. (parte una bella musica natalizia)

Non significa che dovete conoscere tutti i dettagli di ciò che accadrà. È la visione, la visione della vostra illuminazione in questa vita. È proprio qui.

(pausa)

Non è una visione mentale. Non la fate apparire nella vostra mente. È una visione, un sapere interiore per cui siete venuti in questa vita dicendo che questa è la vostra ultima vita. Siete venuti in questa vita impegnati profondamente a far sì che nulla si metta di mezzo. Neppure voi.

Mi è sempre la piaciuta la parte in cui dite, “Niente si metterà di mezzo, neppure io.”

Se ciò significa dover cadere da una scala o avere un incidente in macchina o qualsiasi altra cosa, non avete lasciato che qualcosa si mettesse di mezzo. Avevate avuto una grande visione, una grande visione del perché siete qui.

Lei c’è ancora.

La bellezza di tutto ciò è che non dovete fare nulla. Non dovete lavorare sulla visione. Non dovete capire come realizzarla. È già fatto.

Avete solo bisogno di tornare a quella visione. Il Maestro illuminato incarnato. Non tra 10 anni, non più tardi.

Proprio adesso.

Quella visione da sola, quella riconnessione è sufficiente. Muoverà montagne e barche.

La visione, il sapere interiore senza dubbi, la visione audace è tutto ciò di cui avete bisogno. Tutto il resto inizierà da solo a rimettersi a posto.

È proprio allora che voi, i Maestri avrete un gran bel sorriso stampato sul viso. Allora potrete lasciare che le energie vi servano. Allora non dovrete ingozzarvi o trattenervi per quanto riguarda il benessere, la ricchezza e anche la salute. Non mettete il piede sul freno.

La visione…è ciò che avete portato in questa vita.

Sapete, la visione è una delle due cose che avete tenuto e avete considerato davvero molto preziosa, talmente preziosa che l’avete nascosta. Non volevate che qualcosa distruggesse, inquinasse o corrompesse quella visione. Così l’avete nascosta per non esporla alle cose dure di questo mondo. L’avete nascosta perché sapevate che in questa vita, più che in altre vite, sareste stati molto vulnerabili all’oscurità.

Lo ripeterò. Sapevate che in questa vita, più che nelle altre, sareste stati vulnerabili all’oscurità. Di conseguenza avete nascosto la visione in modo che non si corrompesse.

Sareste stati più vulnerabili all’oscurità perché sareste stati più sensibili, molto più di un esploratore e sapevate che sarebbe arrivato il momento in cui non avreste più potuto sfuggire all’oscurità – alla vostra e quella degli altri. Non avreste più potuto fuggire. Non avreste più potuto nascondervi nella luce.

La vera integrazione è integrare tutto – il buio e la luce, l’alto e il basso, il buono e il cattivo, il maschile e il femminile – quindi avete nascosto la visione della vostra illuminazione e l’avete fatto talmente bene che potreste quasi dire che vi siete dimenticati dove l’avete messa.

(pausa)

Sapete, io non l’ho dimenticato. Io ho visto dove l’avete nascosta. Io sapevo che vi sareste seduti qui proprio prima delle feste, prima di superare la data storica del 2012. Io sapevo che sarebbe arrivato un punto in cui non avreste più tollerato il fatto di sopravvivere e basta e non vi sarebbe bastata qualche chiacchierata mensile su quanto meravigliosa potrebbe essere l’illuminazione. Io sapevo che sarebbe arrivato un punto in cui se non fossimo riusciti a proseguire, al Crimson Circle ci sarebbe stato un ammutinamento.

Ecco, io ho avuto la visione, voi avete avuto la visione che noi saremmo stati seduti qui e in sottofondo ci sarebbe stata questa soave musica festiva e anche un bell’albero di Hanukkah (festa ebraica delle luci) sul palco e io sapevo che avremmo parlato un’altra volta della visione. La visione che avevate, la visione, il sapere interiore che l’illuminazione era già presente. Non era altrove, ma proprio qui.

La visione, la consapevolezza; poi, nella forma di Kasama che significa che è già accaduto io dicevo, “Sapete, ci vuole un essere davvero oltraggiosamente coraggioso per avere una visione e permetterla.” Molto audace, coraggioso.

Una cosa è avere la visione, il sapere interiore dell’illuminazione e tenerla a distanza proprio come fareste con una carota davanti a un cavallo. Permetterla è un’altra cosa, è tutta un’altra cosa.

In un certo senso potreste dire che fino a un certo punto è quasi divertente avere la visione e continuare a lavorare per ottenerla e mantenerla comunque non realizzata. Fino a un certo punto è quasi divertente ma poi, beh, poi la vita comincia a uscire da voi. Non vi sentite più molto vivi. Sentite che sopravvivete e basta. In realtà accade molto spesso a chi fa lavoro spirituale.

Direi proprio che chi è coinvolto nella spiritualità e fino a un certo punto nella religione prova un desiderio vero e di cuore di conoscere qualcosa di più grande. Molto spesso, però il lavoro spirituale, i gruppi, i libri, i prodotti sono solo un modo per sopravvivere. Sono solo una distrazione. Sono un’altra affermazione al Sé che il Sé non è pronto.

Prima o poi… prima o poi vi stancherete di tutte quelle cose e arriveremo a un momento di verità. È già accaduto e sta accadendo.

La cosa divertente è che questo momento di verità, proprio adesso, non sta avvenendo solo qui. In realtà sta avvenendo in tutto ciò che riguarda il vostro passato. Ciò che sentite proprio ora lo sentite anche voi, un bambino nel periodo di Natale, un adulto di un Natale di 20 o 25 anni fa. Tutti lo sentono.

È ricordo della visione, di quella bella visione, di quell’impegno. “È questo.”

Ora che abbiamo risentito dentro di noi la visione e l’impegno dell’illuminazione in questa vita, il prossimo passo essere così coraggiosi, audaci, oltraggiosi è lasciare che entri dentro di voi. Basta aspettare o trattenersi. Basta accettare qualcosa che è meno della realizzazione piena. Basta pensare. Basta avere dubbi. Basta con i giochi. È questo.

O lo fate o morite. Allora facciamolo.

(pausa)

Capisco perché avete nascosto la visione, perché avete finto che non ci fosse. Riesco a capire perché non avete voluto che si corrompesse. Avreste preferito non realizzarvi e non farla vostra piuttosto che lasciare che voi o altri la distorceste.

Ora, invece, ritiriamola fuori. Tiriamola fuori da dov’è stata nascosta, apriamola proprio come aprite un regalo di Natale. Sì, proprio adesso. Non aspettate. Non aspettate il prossimo Natale.

Apritela proprio come se fosse sotto l’albero e vi stesse aspettando.

Per favore, per favore apritela. È la vostra illuminazione. È la vostra consapevolezza. È il vostro pagamento.

Sentitela.

(pausa)

Vedete, è stato molto facile. Non è stato per niente difficile.

Ora portatela dentro di voi. Portatela dentro di voi.

(pausa)

Nel vostro corpo, portatela nel vostro corpo e nella vostra mente. È viva. Vedete, è viva.

Non era il libro dei segreti. Non era una bacchetta magica. Eravate voi. La vostra visione è viva.

Voi non dovete fare cose come cadere dalla scala o avere un incidente di macchina o sentirvi comunicare una brutta notizia dal medico. È un modo falso di sentirsi vivi.

La visione è viva. Portatela dentro di voi, nel vostro corpo, nei vostri occhi, nel vostro naso, nella vostra bocca. Lasciate che fluisca nelle vostre orecchie, nella vostra pancia, nei vostri piedi, nei vostri giorni e nelle vostre notti.

È viva.

(pausa lunga)

Fate un respiro profondo. Fate un respiro profondo, miei cari amici.

Io amo questo periodo dell’anno. È davvero magico, molto magico. La magia è molto reale se lasciate che lo sia.

Come ho detto in apertura, è semplice. È proprio semplice. A volte siete proprio voi che vi mettete di mezzo. Sì. Vi mettete di mezzo con i dubbi e con il trattenervi. Dove stiamo andando noi, dove gli Shaumbra che sono rimasti stanno andando è nella realizzazione, nell’esperienza, nel viverlo. Qui non si tratta di sopravvivere alla vita e parlarne e basta: qui si tratta di viverla. Ecco dove stiamo andando.

In realtà sarà molto più semplice, sotto molti molti aspetti sarà molto più semplice ma richiederà che voi siate un po’ oltraggiosi, molto coraggiosi – sì, molto coraggiosi – e che siate voi stessi.

Detto questo, miei cari Shaumbra, è stata una vera delizia essere qui con voi. Ora devo prepararmi per la vostra festa. Sì, io resterò nei paraggi e per favore, qualsiasi cosa accada non servite a me e non servite a voi qualcosa di meno del meglio. Non solo alla festa di stasera, ma nella vita in generale.

Detto questo, facciamo un bel respiro profondo e ricordate che…

PUBBLICO E ADAMUS: Tutto è bene in tutta la creazione.

ADAMUS: Detto questo, buone feste, cari Shaumbra. Grazie. Grazie.

(il pubblico applaude)